Nella nostra regione è ancora raro trovare un medico o un ingegnere straniero. Sia in termini qualitativi, sia quantitativi è chiaro lo svantaggio dell’integrazione lavorativa. I dati del Dossier Immigrazione parlano chiaro e mostrano che il rischio di un fenomeno di etnicizzazione della povertà, in cui il disagio socio-economico si sovrappone alla provenienza, è ben presente.
Bisognerebbe, quindi, investire nell’istruzione e nella formazione professionale delle giovani generazioni di migranti, se si vuole porre un freno a pericolose divisioni.
Poco più della metà (56%) degli stranieri occupati in regione è inserita nei servizi, oltre un terzo (36,8%) nel settore industriale e solo il 7% nell’agricoltura (le percentuali degli italiani negli stessi settori sono rispettivamente 69,4%, 27,5% e 3%).
Soltanto nel lavoro domestico gli stranieri prevalgono vistosamente (nella misura di oltre 20 a 1) sugli italiani.
I lavoratori dipendenti sono il 91% fra gli stranieri, mentre per gli italiani questa percentuale si ferma al 77,5%. Il commercio, tipica attività di lavoro autonoma, vede infatti i cittadini italiani al 13,7%, contro il 5% degli stranieri.
Ma le cifre più significative sono quelle relative ai livelli professionali: quasi due stranieri su tre esercitano un lavoro manuale, nella maggioranza dei casi specializzato, contro quasi un italiano su tre. Questi ultimi, al contrario,
sfiorano il 40% nel settore dei dirigenti e delle professioni intellettuali e tecniche, un campo nel quale gli stranieri non raggiungono l’8%. Per contro, nel settore mediano (impiegati, addetti alle vendite e servizi personali) il 29 registrato dagli stranieri impiegati non è lontano dal 31% degli italiani. Nel consegue che, se la retribuzione media di questi ultimi raggiunge i 1.408 euro (di poco superiore alla media nazionale di 1.377), quella degli stranieri si ferma a 1.133.
Anche il fenomeno della sovraqualificazione, che interessa oltre un quarto dei lavoratori italiani in regione, colpisce i lavoratori stranieri nella misura del 41%. Interessante notare che il valore regionale in questo caso è decisamente superiore a quello nazionale, che si ferma al 35% dei casi.
Infine, il tasso di disoccupazione resta un indicatore significativo del disagio relativo degli stranieri rispetto agli italiani.
In regione il tasso di disoccupazione di questi ultimi si ferma sotto il 6%, mentre quello degli stranieri supera il 12%.
Relegati ai margini del mercato del lavoro
Nella nostra regione è ancora raro trovare un medico o un ingegnere straniero
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