Il revival permanente cui assistiamo, in sostanza, dall’inizio del millennio, non è un fenomeno nuovo, ma mai come ora è entrato in profondità nella società, a tutti i livelli. Alcuni esperti (vedi articolo in basso), sostengono che l’ossessione per il passato che domina la nostra cultura, in particolare quella ‘ pop(olare)’ è una conseguenza della ‘fine delle arti’ e del ‘nuovo’. E’ sempre successo che una generazione guardasse a quelle precedenti, ma mai come ora lo sguardo è rivolto più al passato che al futuro, più alla conservazione che all’innovazione.
Un esempio classico è la musica. Qualsiasi appassionato al di sopra degli ‘anta’ è pronto a giurare che l’energia del passato è scomparsa, che la musica contemporanea è stata soffocata dalla eccessiva e incontrollata offerta disponibile in rete. Di qui, l’assenza di uno stile che caratterizzi gli ultimi due decenni e e a confermarlo c’è la presenza, nelle classifiche di vendita, di nomi che vengono dal passato, prossimo e remoto. Per sfruttare il momento, anche i ‘dinosauri’ in passato archiviati vengono oggi riabilitati e – al di là del valore – elevati al rango di stelle assolute per mancanza di alternative. Il fenomeno delle reunion, o dei tour infiniti di stelle in età a pensione, si somma alle cosiddette tribute band, la versione ‘per tutti’ dei grandi nomi inarrivabili, e persino ai videogame che permettono a chiunque di diventare una stella, a casa propria.
E’ successo anche al cinema, che vive da tempo di remake o di nuove versioni di vecchi film, telefilm e persino cartoni animati. Il caso-Star Wars è esemplare: dopo il tentativo (abortito) di (ri)scrivere il passato con nuovi protagonisti, è diventato un franchise che ha rimesso al centro i protagonisti di 30 e passa anni fa, fino a naturale scomparsa, nella nuova trilogia. Al confine tra cinema e musica i biopic: se ‘Bohemian Rhapsody’, la storia romanzata dei Queen – per decenni, una rockband diventata kitsch e amatissima solo a casa sua, nel Regno unito – ha quasi sfiorato l’Oscar, non è per il valore intrinseco del film, ma per i ricordi che suscita in una generazione di ex giovani. Per loro, è già pronto ‘Rocket man’, la storia della rockstar eccentrica Elton John, approvata dal protagonista, è in lavorazione una nuova biografia dei Sex Pistols ed è già visibile ‘The dirt’, la serie Tv che mette al centro i Motley Crue, non proprio la migliore metal-band, sfruttando una parte delle famigerate ‘cinque esse’ che fanno notizia (il sesso, soprattutto).
La musica, dicevamo. Tranne pochi fenomeni che separano il pubblico degli under 30 da tutti gli altri (come la trap), vive di eterni ritorni, revival, rimescolamenti. Al punto che vien da chiedersi cosa succederà quando non ci sarà più nulla di nuovo, pardon, di vecchio, da riciclare, quando anche l’ultimo cofanetto celebrativo e l’ultima deluxe edition avranno svuotato le tasche degli appassionati. In via di estinzione, il cd sta sopravvivendo proprio in questa forma: come collettore di materiale ‘raro’ o disponibile ‘per la prima volta’, ma solo per un pubblico selezionato e, soprattutto, col portafogli pieno!
La musica è proprio il settore in cui il vintage impera. Pensiamo a un oggetto come il giradischi, scomparso dalle case di tutti da quasi tre decenni e oggi imposto dal nuovo trend: il ritorno del vinile. Ovviamente proposto come oggetto di ‘lifestyle’ in versione molto più costosa di quando era sparito per far posto all’eterno, almeno così si diceva, compact disc. Con il giradischi, tornano anche mangiadischi, registratori a cassette e a nastro e persino i juke-box, ma qui siamo in un settore a parte, quello del collezionismo, limitato a pochi.
In altri casi, la tecnologia decide di guardare al passato per rendere più trendy un oggetto del presente, altrimenti poco appetibile, perso in un caotico presente. Ecco dunque il ritorno della Polaroid, la macchina fotografica istantanea, ma in versione digitale; ecco gli orologi che strizzano l’occhio a modelli del passato e rimettono al centro, anzi al polso, un oggetto ormai surclassato da smartphone & C. Ecco persino la scelta di telefonini ‘non smart’, di primissima generazione, per chi vuole staccarsi in tutti i sensi da un invadente presente. Persino la bicicletta, nella grandi città, è considerata ‘trendy’ da quando le tribù urbane degli hipster hanno deciso di farne il mezzo di trasporto privilegiato, ovviamente in versione ‘antica’. Perché il passato va bene, il riuso anche, ma l’importante è sempre cercare di distinguersi.