Le Comunità energetiche rinnovabili (Cer) stanno iniziando a diffondersi anche nella nostra regione. Anzi, presto potrebbero rappresentare uno degli elementi di svolta per contribuire alla transizione energetica. L’idea sostenuta dall’Ue, che nel 2018 ha emanato un’apposita direttiva e fatta propria dall’Italia che ha approvato un apposito decreto è piuttosto semplice: fare squadra per produrre e consumare energia elettrica creando una rete sempre più diffusa e interconnessa di impianti di generazione, garantendo una serie di benefici a chi di quella squadra ha deciso di far parte. Anche nel caso delle comunità energetiche sono previsti incentivi importanti, ma a differenza del passato, quando lo Stato premiava la produzione, ora ad essere incentivato è l’autoconsumo. Ovvero una Comunità, per godere dell’incentivo, deve fare in modo che la maggior parte di quanto produce sia consumato all’interno di un determinato territorio. In Friuli-Venezia Giulia è ormai in fase avanzata di realizzazione l’iniziativa della Comunità Collinare che, forte anche di contributi regionali, darà il via ad alcune Cer (è appena stata formata quella di San Daniele), ma si sta lavorando in tal senso anche nel Friuli occidentale con il progetto della Comunità sostenibile del Pordenonese alla quale partecipano 18 municipi, senza dimenticare i Comuni di Ampezzo, Sacile, Montereale, il Bim Tagliamento, il Consorzio Carnia Park, Ponterosso e Nip Maniago.
“L’importante è che nelle Cer, alle quali si aderisce liberamente – spiega l’architetto Maurizio Trevisan, vicepresidente della società Energy4com ed esperto in pianificazione energetica – ci sia un buon equilibrio tra produzione e consumo. Per realizzare una buona Cer serve uno studio preliminare di fattibilità e una piattaforma informatica che permetta di registrare e comunicare al Gse il flusso dell’energia prodotta e consumata, in maniera tale che lo stesso riconosca alla Comunità i benefici. A differenza del vecchio Conto Energia, a essere incentivata non è la produzione, ma la capacità di consumare in loco. Una Cer per essere conveniente deve consumare almeno il 50% di quanto produce: ovvero è importante tarare la capacità produttiva in base a ciò che serve. Si tratta di un’iniziativa molto interessante che può essere estesa anche ai consorzi industriali e in generale alle aree produttive. I nostri Comuni possono fare da traino cominciando a creare dei buoni esempi”.
Il nuovo modello nel Friuli occidentale
È in fase avanzata di studio la realizzazione di una serie di Comunità energetiche anche nel Friuli occidentale che già nel 2022 dovrebbero partire: “I Comuni che già avevano collaborato per il Piano di sviluppo rurale – Giuditta Rombolà, responsabile dell’area amministrativa del Comune di San Quirino – hanno deciso di dare avvio a inizio 2020 a un nuovo percorso, dando vita alla Comunità sostenibile del Pordenonese tra Alta Pianura, Magredi e Risorgive della quale fanno parte Aviano, Azzano Decimo, Brugnera, Budoia, Caneva, Cordenons, Fontanafredda, Montereale, Polcenigo, Pasiano, Pordenone, Porcia, Prata, Roveredo, Sacile, Vivaro e Zoppola oltre a San Quirino, Comune capofila. E’ stato poi sottoscritto un ulteriore protocollo sulla base del quale è stato sottoscritto un accordo del Politecnico di Torino, incaricato di fornire un’analisi dei contesti territoriali per costituire le Comunità energetiche. Parliamo di un territorio con oltre 200mila residenti, dove gli spazi di manovra sono molto ampi per ottenere buoni risultati con questa nuova forma di cooperazione che riguarda l’energia. Un’apposita piattaforma gestirà i dati di produzione e consumo e comunicherà tutto al Gestore dei servizi energetici (Gse). Le Comunità energetiche, una volta istituite, dai singoli Comuni che hanno un ruolo molto importante, al singolo condominio, decideranno quanto investire nel nuovo impianto fotovoltaico”.