“Con una storica sentenza, emessa in questi giorni, il Tribunale civile di Milano ha ordinato in via cautelare d’urgenza ad Apple di permettere ai genitori di un ragazzo morto in un incidente stradale un anno fa, quali unici eredi, il recupero dai suoi account dei contenuti digitali del figlio, persi a causa della distruzione del cellulare nel violento impatto”, spiegano da Consumatori Attivi. “I dati, in realtà, erano sincronizzati online sul cloud di Apple e, dunque, erano recuperabili accedendo ad essa”.
“A nulla era servito che i genitori chiedessero al colosso americano di poter ottenere i dati. Apple aveva richiesto assurdi prerequisiti per l’accesso, quali ad esempio l’essere ‘agenti’ del figlio morto o portatori formali del ‘consenso legittimo’, in ossequio a regole extraeuropee della privacy che, però, non hanno alcun fondamento in caso di successione. Così non è rimasto ai genitori che rivolgersi all’autorità giudiziaria”, spiegano ancora dall’associazione.
“Il giudice del Tribunale di Milano ha ritenuto invece applicabile l’art. 2-terdecies introdotto nel 2018 nel Codice della privacy proprio sulla tutela post-mortem. Tale norma rimette al cittadino la scelta in vita se lasciare o no agli eredi la facoltà di accedere ai propri dati. Ne consegue che, in assenza di un suo espresso divieto scritto, spetteranno i diritti sui dati del defunto a chi agisca per ragioni familiari meritevoli di protezione. E tali sono, per il giudice, il legame esistente tra genitori e figli e la volontà di realizzare un progetto che possa tenerne viva la memoria”.
“Tali aspetti per altro si concretizzano nel perseguimento del legittimo interesse richiesto dal Regolamento generale europeo sulla privacy per superare il diniego opposto da Apple per tutelare la sicurezza dei clienti. Si tratta – conclude Consumatori Attivi – di una storica pronuncia che si confida faccia desistere per il futuro i colossi del web dall’ostacolare agli eredi di entrare in possesso di dati e ricordi affettivi del caro compianto. Vigileremo e denunceremo pratiche scorrette aiutando i consumatori a tutelare i loro diritti”.