Si è tenuta oggi la Santa Messa sul Monte Lussari in occasione dei 660 anni di fondazione del Santuario mariano; a concelebrarla i vescovi di Udine, Lubiana, Capodistria e Gurt-Klagenfurt.
“Invochiamo, prima di tutto, l’intercessione della Madre dell’unità sulle Chiese e le comunità cristiane radicate dentro i popoli europei”. Così l’arcivescovo di Udine monsignor Andrea Bruno Mazzocato nell’omelia. Insieme a lui i suoi omologhi di Lubiana, monsignor Stanislav Zore, Capodistria, monsignor Jurij Bizjak, e Gurk-Klagenfurt, monsignor Josef Marketz: “I Vescovi che concelebrano questa Santa Messa – ha continuato – ne rappresentano già quattro di grande tradizione. Ma tante altre Chiese cattoliche formano una grande rete di fede e di comunione sul territorio europeo. Ad essere si aggiungono le Chiese ortodosse e le comunità cristiane nate dalla Riforma. “Siano una cosa sola perché il mondo creda”, pregò Gesù prima di entrare in agonia nell’orto del Getzemani. Se le Chiese e le comunità cristiane, che si riconoscono nell’unica fede in Gesù e nell’unica devozione a Maria, cresceranno nella comunione tra di loro, esse saranno una sorgente feconda di unità per tutta l’Europa del terzo millennio”.
E all’intercessione di Maria, il presule ha affidato anche “i politici e gli amministratori che in questo momento sono chiamati a governare i destini dei loro popoli”.
“Tocca a loro – ha spiegato – difendere e potenziare il grande progetto di un’Europa unita come una sinfonia di tradizioni e culture diverse irrorate dall’unica linfa vitale che è il Vangelo di Gesù. Quando questa linfa viene meno, cominciano a scorrere liquidi tossici che infettano la società fino a corrompere anche le leggi che dovrebbero salvaguardare il bene comune. Purtroppo non possiamo non constatare che questa intossicazione delle menti, dei cuori e delle coscienze è in atto con segni preoccupanti. Pensiamo all’offuscamento del senso della dignità della persona dal suo concepimento alla sua morte fisica, a certi stravolgimenti del significato della famiglia, alla miopia nel vedere i bisogni dei più deboli, degli “scarti” secondo il linguaggio di Papa Francesco”.