Le politiche linguistiche riguardano tutte le sfere della vita sociale: dalla scuola alla pubblica amministrazione, ma anche mass media, sanità, tecnologie, mondo del lavoro. Per questa ragione il nuovo “Piano generale di politica linguistica per la lingua friulana 2021-2025” entra nel merito di ogni singolo ambito. Ma per comprendere appieno in quale direzione andare, è innanzitutto bene sapere da che punto si parte. Perciò in occasione della terza Conferenza Regionale per la Lingua Friulana si è partiti proprio dalla situazione sociolinguistica. È una fotografia chiara, quella tracciata da Linda Picco, dello Sportello regionale per la lingua friulana: i friulanofoni, secondo una ricerca del 2014, sono 600mila (oltre il 60% della popolazione del Friuli). Di questi poco più di 420mila parlano regolarmente in marilenghe e 180mila solo occasionalmente. Le cose potrebbero cambiare nelle previsioni su lungo periodo. Uno studio realizzato nel 2020 in collaborazione con l’Università Humboldt di Berlino e l’Università inglese dell’Ulster indica chiaramente come, in assenza di una politica incisiva, il numero dei friulanofoni regolari passerà dal 42% del 2014 al 29-32% del 2050.
E questo nonostante si sia già assistito a una frenata nella perdita nel numero di parlanti, che oggi si attesta allo 0,6% annuo, nonostante il friulano si sia ormai scrollato di dosso i molti stereotipi negativi di cui era stato caricato. Risulta determinante, quindi, che le politiche linguistiche stiano al passo con i tempi, perché un genitore che dovrà scegliere se far studiare ai suoi figli il friulano, ne valuterà, oggi più che ieri, i vantaggi futuri. Così la scuola e la formazione in generale sono uno dei nodi centrali delle politiche linguistiche sul friulano. Il Piano, come diffusamente spiegato durante la Conferenza da Ketty Segatti, vicedirettrice della Direzione centrale lavoro, formazione, istruzione e famiglia, prevede un’azione a 360 gradi. Innanzitutto ser viranno più strumenti didattici per l’insegnamento del friulano (lingua, letteratura, storia e geografia del Friuli) sostenuti dall’implementazione di quelli informatici, come Lenghis.me. Si punta a una maggiore sperimentazione anche nell’attività di formazione e promozione dello strumento nelle scuole. Capitolo a parte è Docuscuele, il Centro di documentazione ricerca e sperimentazione didattica per la scuola friulana: dovrà essere un riferimento per tutte le scuole. Non meno importante la formazione (anche continua) degli insegnati di friulano, che si punta a potenziare. Il tutto sarà sostenuto dalla realizzazione di apposite campagne di comunicazione integrata per sensibilizzare i docenti e le famiglie. É prevista inoltre la realizzazione di progetti europei e internazionali per lo sviluppo di un’educazione plurilingue con l’utilizzo del friulano. L’implementazione degli strumenti informatici utilizzati per lo studio della marilenghe è una scelta obbligata e necessaria, se si pensa a quanto la tecnologia oggi permea la vita di tutti. È perciò, anche grazie ai nuovi strumenti, che si punta a far usare di più il friulano, con l’obiettivo di aumentarne il prestigio. Lo ha spiegato bene Alberto Masini, consulente all’innovazione digitale e tecnologica per le lingue. Si punta alle infrastrutture e alle interfacce. Nel primo caso il riferimento è alla traduzione automatica, attraverso l’uso, ad esempio, di bot. Ma si guarda anche al riconoscimento e sintesi vocale. Parlando di interfacce, invece, dopo il successo di Telegram par furlan, si mira alla localizzazione dei sistemi operativi, come Microsoft Windows, Apple macOs, per citarne due, e a quella delle suite di Office automation (Microsoft 365, Google Workspace, Apple iWork) oltre che dei principali social network per i quali la complessità risulta però maggiore, trattandosi di sistemi variegati e ‘fluidi’, cioè in costante evoluzione. Il Piano, è evidente, rappresenta una sfida importante. Il compito di portarla a compimento spetta a tutti.
Tre mosse contro l’estinzione del friulano
I friulanofoni, secondo una ricerca del 2014, sono 600mila. Di questi poco più di 420mila parlano regolarmente in marilenghe e 180mila solo occasionalmente
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