Partecipazione e pianificazione: sono le parole chiave che dovrebbero guidare la gestione del verde urbano, anche a Pordenone. Proprio in quest’ottica, il circolo Legambiente “Fabiano Grizzo” nei giorni scorsi ha firmato l’istanza presentata da un gruppo di cittadini per chiedere al Comune, per prima cosa, di “creare occasioni pubbliche di condivisione delle informazioni e dialogo tra amministrazione e residenti in merito alla manutenzione, cura, abbattimento, piantumazioni”. Questo per permettere alla cittadinanza di partecipare in modo consapevole alla gestione del patrimonio arboreo, come previsto dalla normativa europea e nazionale.
“Nel 2013 l’Italia si è dotata della legge Norme per lo sviluppo degli spazi urbani: un punto di partenza per rilanciare il ruolo fondamentale svolto dagli spazi verdi urbani, non solo dal punto di vista ambientale, ma anche socio-culturale”, spiega Legambiente. “Il verde in città, che comprende sia lo spazio pubblico sia i giardini privati, gli alberi e i prati, se adeguatamente pianificato, progettato e gestito, regala alla società importanti benefici, i cosiddetti servizi ecosistemici. Solo per fare qualche esempio: gli alberi migliorano la qualità dell’aria, grazie all’assorbimento di inquinanti e polveri sottili (e questo appare tanto più importante in tempo di pandemia), agiscono sui livelli di rumore, fungono da climatizzatore naturale, grazie al loro potere raffrescante, aumentano il valore economico degli immobili, rendono più gradevole e attrattivo il paesaggio, anche con finalità turistiche”, prosegue Legambiente.
“Alla base di qualsiasi intervento sul verde in città, anche di abbattimento, se necessario, i Comuni dovrebbero dotarsi di strumenti di governo quali il Censimento (che a Pordenone secondo l’Istat risulta realizzato, anche se in modo incompleto, ma non se ne trova traccia sul sito web dell’amministrazione), il Regolamento e il Piano del verde, indispensabili per una gestione che risponda adeguatamente alle esigenze di sostenibilità ambientale, sociale ed economica. A Pordenone è stato fatto un bilancio arboreo aggiornato al 2015, si attende il nuovo documento”.
“Ciò che serve”, per l’associazione ambientalista, “è una visione di insieme, pianificata con il coinvolgimento dei cittadini e dei privati proprietari di giardini, il cui ruolo può essere valorizzato nell’ottica del bene comune. Si potrebbe partire con la realizzazione e diffusione di un Sistema informativo del verde, quale base conoscitiva necessaria sia per far conoscere ai cittadini il censimento degli alberi, sia per le conseguenti azioni di monitoraggio, pianificazione e gestione: si avrebbe così un quadro datato e georeferenziato del contesto urbano. Pordenone, città pure ricca di verde grazie allo straordinario corridoio ecologico rappresentato dal Noncello (da tutelare), non ha neppure un esemplare iscritto nel Registro degli Alberi monumentali, mentre Porcia ne ha tre”.
“A livello mondiale, la FAO ha lanciato l’iniziativa Tree cities of the world, che mira a rendere le città più inclusive, resilienti e sostenibili grazie a una gestione attenta, pianificata e condivisa del verde urbano. In Italia a oggi hanno aderito Milano, Torino e Mantova. E perché non avviare uno stesso percorso anche a Pordenone?”, si chiede Legambiente.