Il turismo regionale continua ad avere il vento in poppa. La stagione estiva, da maggio a settembre, ha registrato 1,5 milioni di ospiti, con un aumento degli arrivi del 6,6 per cento. Le presenze totali (pernottamenti) sono state 5.263.000, in crescita del 3,6 per cento. Grande l’apporto del mercato estero, visto che gli stranieri – soprattutto da Germania, Austria, Cechia e Ungheria – sono stati 900mila in aumento di quasi l’8 per cento. La parte del leone, ovviamente, la giocano le spiagge, nonostante un luglio sotto le aspettative a causa del meteo compensato però da un maggio con numeri decisamente superiori alla media storica.
I maggiori ritmi di crescita li registrano le città, ma anche i poli montani hanno avuto importanti risultati. Impianti di risalita compresi visto che la cabinovia del Lussari ha trasportato questa estate 100mila persone, in aumento del 5 per cento rispetto all’anno scorso. PromoturismoFvg, infine, prevede che a fine anno verranno sfiorate le 9 milioni di presenze, con un tasso di crescita del 3% che è superiore alla media italiana ma inferiore rispetto alle media regionale del triennio 2014-17. A incidere è anche l’accorciamento della permanenza media che è oggi di appena 3,5 giorni.
Guai quindi a dormire sugli allori. Va ricordato, infatti, che le destinazioni regionali hanno beneficiato indirettamente dell’instabilità e dell’insicurezza di concorrenti sulle altre sponde del Mediterraneo, come Nord Africa e Turchia. Inoltre, il mercato nazionale rimane stagnante. Se confrontati con i vicini, i numeri del Friuli-Venezia Giulia rimangono alle spalle di Slovenia e Croazia in cui arrivi e presenze continuano a crescere a doppia cifra. Inoltre, nella nostra regione la stagione estiva rimane ancora troppo corta – a molti sarà capitato di fare il bagno a Lignano a fine settembre quando gli ombrelloni erano già stati smontati all’inizio del mese – mentre quella invernale rimane penalizzata dall’incertezza delle precipitazioni nevose, dall’elevazione dello zero termico e dalla strutturale scarsità di posti letto.
Un’offerta da portare a denominatore comune
Quello del turismo è un settore su cui puntare. Ne è convinto Sergio Bini, che in qualità di assessore regionale ha la visuale su tutti i comparti produttivi, dall’industria al commercio. “Il turismo è quello che in questi anni ha retto meglio, anzi è cresciuto” commenta. Ma per il Friuli-Venezia Giulia sta pensando a una sua evoluzione: un turismo 2.0. Cosa significa? Quale idea ha maturato Bini dopo cinque mesi in cui si è ritrovato le redini in mano?
“Abbiamo trovato tante offerte, ma sono slegate, manca un dialogo tra gli stessi operatori e le località – spiega l’imprenditore prestato alla politica – vanno ora messe tutte a denominatore comune”.
E in tale direzione va l’inserimento nella promozione turistica, voluta dalla giunta Fedriga, anche di tutto quanto attiene all’enogastronomia e l’agroalimentare. A maggior ragione, come sottolinea Bini snocciolando un dato statistico, per il fatto che il 25% dei turisti prima ancora di decidere la destinazione del proprio viaggio si informa su quello che mangerà e berrà.
Se la base di partenza del turismo 2.0 targato Friuli-Venezia Giulia è buona, ancorché scoordinata, non mancano alcune pecche. Una tra tutte, sempre secondo Bini, è la qualità delle strutture ricettive. “Negli ultimi anni gli investimenti privati sono mancati, quasi narcotizzati” aggiunge. Bene quindi il disegno di legge sui condhotel presentato in Consiglio regionale, il sostegno alla riqualificazione degli appartamenti turistici e l’obbligo della loro classificazione, ma anche la revisione delle stelle degli hotel non sui servizi sulla carta, ma sulla effettiva qualità con cui vengono erogati.
La ricetta delle tre ‘S’
“Per ingredienti di valore già a disposizione abbiamo chiamato un grande chef a cucinarli”, con questa espressione l’assessore regionale Sergio Bini ha presentato il nuovo direttore generale di PromoturismoFvg Lucio Gomiero. Consulente aziendale, esperto in strategie manageriali, con esperienze anche all’interno di multinazionale, origini trevisane e una vita tra Milano e l’estero, Gomiero ha impostato il lavoro in Friuli-Venezia Giulia su tre S: sistema, strategia e squadra.
“Dobbiamo accogliere i turisti come fossero cittadini temporanei di questa regione” esordisce, snocciolando alcune azioni prioritarie sulla propria agenda.
E come già indicato dall’assessore Bini, in cima c’è certamente la riqualificazione delle strutture ricettive. Un esempio può far capire molto. L’occupazione media degli alberghi nella montagna regionale è del 30%, mentre in un albergo di recente aperto a Piancavallo realizzato in termini di efficienza energetica, sostenibilità ambientale e comfort il livello è del 90 per cento.
E poi. Diffondere una cultura dell’accoglienza, anche coinvolgendo gli operatori che già hanno successo affinché possano essere di esempio e stimolare gli altri a migliorarsi.
Sul fronte della promozione molto è già stato fatto, ma anziché individuare interi Paesi esteri in cui investire, meglio selezionare singole città e regioni in base alla capacità di spesa dei suoi residenti.
Sempre sul fronte della promozione, il marchio attuale non è in discussione, ma va integrato con brand che nel loro settore sono già più forti: per esempio ‘Collio’ nel vino e per certi mercati, oppure ‘San Daniele’, ma anche ‘Trieste’.
Infine gli eventi, su cui le passate amministrazione avevano puntato.
“Va bene, sono importanti soprattutto per all’ungare la stagione, però – chiarisce Gomiero – devono essere ripetuti costantemente per più anni per generare l’abitudine nei turisti”.
Un esempio, il Giro d’Italia che, dopo il successo dell’anno scorso, nel 2019 non farà tappa in regione. Se ne parla nel 2020.
La forza della diversificazione
Uno studio curato da Intesa Sanpaolo indica come il Triveneto mantiene grande attrattività per i turisti stranieri grazie alla diversificazione dell’offerta di vacanza, in grado di proporre tutte le tipologie di destinazione, dalla montagna, alle città d’arte, al mare, al lago e alle terme. Complessivamente il grado di internazionalizzazione è del 64,8% nettamente superiore alla media nazionale del 50,1 per cento.
In particolare le spiagge del Veneto e del Friuli-Venezia Giulia totalizzano il 22,8% delle presenze marine italiane. Un importante punto di forza per queste spiagge è la certificazione di qualità ottenuta attraverso le 18 bandiera blu e certificati Emas assegnati nelle due regioni: si tratta di un riconoscimento che riveste forte attrattività a livello internazionale, determinante per il branding delle località.
Tra il 2008 e il 2017 nelle località dell’Alto Adriatico del versante veneto si è registrato un forte recupero di presenze (aumento del 28,5%) a differenza di quanto successo sul versante del Friuli-Venezia Giulia (calo del 3,5% delle presenze), che è tornato tuttavia a crescere solo dal 2013 in poi.