Un altro giovane, anche lui presidente di un Fogolâr furlan, ma dall’altra parte del mondo. Parliamo di Jacopo Luci, classe 1987, che in Cina vive ormai da undici anni (aveva 21 anni quando è partito) e si occupa di commercializzare i prodotti dell’azienda paterna. “Sono arrivato in Cina nel 2009, e mi occupavo di installare gli impianti prodotti dall’azienda di famiglia – spiega Jacopo -. Avevo deciso di non proseguire gli studi e di mettermi subito al lavoro andando all’estero. Poi un’impresa padovana mi propose un lavoro come manager. Allora vivevo a tre ore di treno da Shanghai, dove poi mi sono trasferito due anni orsono per aprire una mia azienda e fondare l’anno successivo il Fogolâr furlan”.
A Luci abbiamo chiesto cosa conta quando si va all’estero: “Bisogna essere decisi e non avere paura delle novità. Certo, quando lasci tutto ciò che conosci e ti trovi in mezzo a culture spesso profondamente diverse non è semplice, ma io consiglio a tutti di provare quest’esperienza, che si tratti di studio o lavoro. Non so se tornerò a casa, nel senso che man mano che passa il tempo mi sto ambientando sempre meglio, ma ciò non toglie che bisogna essere pronti a cambiare rapidamente ed affrontare novità. Certo in questo momento, mentre qui tutto e tranquillo e la vita ha ripreso pienamente i normali ritmi di sempre, fa un certo effetto assistere a cosa sta accadendo in Italia, dove per altro sono rimasti bloccati molti connazionali che altrimenti vivono e lavorano in Cina. Qui c’è sicuramente spazio per chi vuole mettersi in gioco, a patto di essere qualificato: ovvero è inutile cercare lavoro come cameriere perché qui hanno bisogno di manager di sala, solo per fare un semplice esempio. Ecco perché consiglio ai giovani di lasciar perdere i social e darsi da fare dimostrandosi propositivi. I cinesi sono molto pragmatici e grandi lavoratori: ognuno fa la sua parte, senza perdere il tempo in inutili polemiche”.